Sono in circolazione già da un po’ i Times New Viking (sì, il nome è una presa in giro al più tradizionale dei font di Word): la prima release è datata 2005 e in tutto – tra alti e bassi, EP e LP – in questi sette anni ne sono uscite sei, alternando altrettante etichette – partiti dalla Siltbreeze hanno fatto il salto di qualità passando alle più blasonate Matador e Merge per ritornare poi di nuovo in casa con la Siltbreeze.
Originari di Columbus, Ohio i Times New Viking hanno seguito la classica parabola dei tre studenti d’arte, senza esperienza musicale alle spalle ma pieni di idee, che mollano tutto e si buttano a capofitto nella musica.
C’è qualcosa che aleggia intorno ai Times New Vikings che rende difficile prenderli del tutto sul serio, sarà solo per quella grossa x bianca sulla copertina che sembra fare il verso a quella dei ben più noti tre londinesi. Anche la scaletta sembrerebbe apparentemente abbastanza folta – per un EP, si intende – ma in realtà non si supera neanche il quarto d’ora di ascolto. Over & Over è un lavoro diretto e primordiale, giocato sulla contrapposizione tra un assetto strumentale generalmente rumoroso e aggressivo (soprattutto per quanto riguarda la batteria) che stride però con l’alternarsi spensierato di Adam Elliott e Beth Murphy, le due voci del gruppo, entrambi dal tono sempre piuttosto pacato e un po’ malinconico.
Per quanto possa essere fuori luogo un paragone di questo tipo, anche dopo parecchi ascolti è stato impossibile togliermi dalla testa l’impressione che i tre sembrino un po’ un incrocio tra i Lava Lava Love e i Peter Kernel, o al massimo, per i più esterofili, degli Indelicates un po’ più rumorosi: i due tubano per tutta la durata del disco, alternando, soprattutto in corrispondenza dei ritornelli, momenti di perfetta armonia (“Telephone Wires”) a battibecchi in cui le due voci vengono addirittura a coprirsi a vicenda (“Sleep-in”). Il tono è quasi sempre per lo più spensierato – a tratti quasi infantile e lezioso – ma non mancano momenti di distorta allucinazione, in cui è il rumore a predominare (“Y2K2”, in cui Beth arriva lontana quasi fosse un ectoplasma), spesso variando sensibilmente ritmo e tono anche all’interno dello stesso pezzo (“Future with Girls”).
Guardando il lavoro nel suo complesso, il suono non risulta per nulla fresco, buttandosi anzi su sonorità divenute ormai tradizionali e già ampiamente sentite nel corso degli anni (nel finale – otttimo, tra l’altro – “At the Bars” sembra di essere sbalzati senza preavviso ad inizio decennio scorso) risultando quindi in un lavoro sì inequivocabilmente gradevole e di piacevole ascolto ma che dà un contributo molto modesto alla ricca scena musicale di quest’anno.
TRACKLIST
1. Sleep-in
2. Telephone Wires
3. Y2K2
4. Future with Girls
5. Middle Class Drags
6. At the Bars