Si può suonare “musica leggerissima” in Italia ed essere accattivanti e appetibili senza risultare per forza commerciali/mainstream e scadere nella banalità della finta spensieratezza sanremese? A quanto pare, sì, e a dimostrazione della tesi possiamo portare, come valido esempio, questo album.
“TOTALE!” è il disco d’esordio omonimo dei TOTALE!, progetto artistico italo-svizzero nato da un’idea del produttore elvetico Vasco Viviani (Old Bicycle Records) che ha agito da collante per assemblare, in un’unica creatura multiforme, alcune anime dell’underground musicale sperimentale come il chitarrista Luca Tanzini (al secolo Tab_Ularasa, e tante altre esperienze sonore) e il luganese Gianmaria Zanda (Forse) che si sono ritrovati per effettuare una due-giorni di registrazioni in presa diretta a Milano, nel febbraio 2020, presso lo studio di Luca Ciffo (protagonista anche del missaggio dei brani) con diversi amici comuni, come il multistrumentista e produttore Flavio Scutti (Nastro, Le Rose) il batterista Damiano “Dug” Merzari (già all’opera nei garage rockers Pussywarmers) e Beppe Sordi (sintetizzatore modulare) con Simone Type a dare manforte con grafica, serigrafia e packaging. L’atmosfera di intesa e complicità, venutasi a creare durante le incisioni dei brani, ha convinto i musicisti a dare un senso e un nome a quel momento creativo. E il risultato dell’incontro, racchiuso tra i dodici pezzi che compongono questo debutto, è un lascito che ben documenta lo spirito scanzonato e, allo stesso tempo, professionale (e di pregevole fattura, per quanto riguarda la performance sonica) che si sprigiona lungo tutta la durata dell’album, uscito il 30 settembre per la label ticinese EEEE e disponibile in 300 copie fisiche in vinile serigrafato.
TOTALE! – TOTALE!
Emerge chiara, fin dalle prime note, la volontà dei TOTALE! di conferire alla loro proposta un feeling decisamente rétro, una fascinazione vintage non mediata da pianificazioni di marketing a tavolino, ma frutto della passione della band per le sonorità beat, garage rock, psichedeliche e sperimentali in voga nei Sixties e nei Seventies; da qui l’obiettivo di rievocare il mood di quella magica epoca analogica e trasportarlo nel terzo millennio iperdigitalizzato. Si inizia col beat-pop liricamente caustico di “Metti le dita nelle presa“, passando per l’intermezzo semistrumentale “Tenebra” che conduce a “Soldi“, uno dei piatti forti dell’Lp, un garage rock distorto e sorretto da un’ottima linea di basso, con tastiere e sintetizzatore a rendere più corposi gli arrangiamenti, il tutto condito da un testo giocherellone nonsense (ma non troppo). In “Self exorcitation ritual song” si mette temporaneamente in stand-by il cantato in italiano per abbracciare quello in inglese, per un beat organistico di piacevole ascolto, a cui fa seguito (dopo un altro intermezzo goliardico, “Mondo tarocco“) “Vapor out of my mouth, Sun rays on my cheeks“, che chiude la prima facciata vinilica con una cantilena psichedelica Sixties che sembra quasi una outtake non inclusa nella compilation “Nuggets” e riapparsa da master polverosi giacenti in scatoloni dimenticati da 50 anni nei magazzini di qualche label andata in bancarotta. La seconda facciata ospita, tra i suoi solchi, un poker di brani d’alta scuola: dal minuto e mezzo di vibrazioni chitarristiche hendrixiane-zeppeliniane di “Sa di fregatura” (che presenta anche qualche similitudine con alcuni esperimenti elettrici giocosi di inizio anni Settanta come “Girotondo” dell’ensemble napoletano Balletto di Bronzo, prima della svolta progressive rock) al minuto “demenziale” di “Basta Pasta“, in cui si ravvisa, almeno a livello lirico, un omaggio al compianto Roberto “Freak” Antoni; la successiva “100000 metri” è una fresca melodia “estiva” che, forse, si diverte a fare un po’ il verso ai vari tormentoni da spiaggia del cosiddetto “indie” italiano, ma riesce nell’intento con intelligenza e con un motivetto (accompagnato da un delizioso wah-wah chitarristico) che si stampa nella memoria e, dopo non molto tempo, ci si ritrova a fischiettarlo a lungo. “Cioccolato fondente“, infine, racconta la parabola di un ex tossicomane che cambia vita, rinuncia ad alcool e droghe e abbraccia una singolare forma di filosofia straight edge, cedendo solo alle lusinghe del cibo che dà il titolo al pezzo. “Let’s chill, at least until the Real tomorrow” torna sui lidi della perfida Albione, sia da un punto di vista della lingua cantata, sia strumentistico, con un altro garage rock che odora (o puzza?) ancora di 60’s. Chiude il disco la chicca “Sesso espresso“, altro esperimento tra il serio e il faceto, condito da liriche surrealistiche cullate da una sorta di ninna nanna chitarra/organo/glockenspiel.
“TOTALE!” è una poliedrica zuppa di verdure, composta da ingredienti sonori essenziali, quelli di sempre, genuini, ma insaporiti da un nuovo e rinvigorente dosaggio di humour, melodie, eclettismo e visionarietà. Qualcosa di cui si sentiva il bisogno, in questi tempi sgangherati.