Dagon è il disco d’esordio su lunga distanza dei belgi Tyrant’s Kall, riedito in formato 12” in questo 2014 dall’etichetta tedesca Witches Brew.
Gli appassionati di letteratura horror, anche senza conoscere la band fiamminga, avranno già intuito dal titolo dell’album e da quelli delle singole tracce che il nume ispiratore a livello lirico è lo scrittore più saccheggiato in tal senso dai musicisti metal, H.P. Lovecraft.
I Tyrant’s Kall, in questa loro prima uscita, ammantano i loro testi, ricchi di riferimenti alle opere immortali del “solitario di Providence”, di un death-thrash-doom che talvolta sconfina in scorribande hard’n’heavy quasi in stile Motorhead, il tutto nell’ambito di un’opera indubbiamente piacevole, anche per quel sentore di naif che traspare dallo stile dei nostri.
Infatti i pregi principali di Dagon sono immediatezza e spontaneità: un disco composto senza fare particolari calcoli, lasciandosi portare dall’enfasi del racconto e facendo sì che i ritmi e le atmosfere si alternino con una discreta fluidità.
Francamente, mi sono sempre chiesto quale sia lo stile musicale che meglio si possa adattare ai racconti di Lovecratf ,ma non sono mai riuscito a trovare una risposta definitiva: se il doom veicola alla perfezione le atmosfere più cupe, il depressive fa altrettanto con il senso di disperazione e il death esalta i tratti più morbosi delle trame liriche, alla fine è forse un heavy metal dalle sfumature occulte alla Mercyful Fate a farsi preferire quale ideale accompagnamento musicale.
I Tyrant’s Kall rimbalzano tra queste diverse opzioni mettendo sul piatto una manciata di brani che hanno il grande pregio di tenere sempre vivo l’interesse, pur mostrando diversi aspetti perfettibili nel loro sound ma, come detto, è proprio la spontaneità che rende piacevole Dagon, facendoci sorvolare senza fatica su una Esmee Tabasco troppo forzata in certe tonalità vocali e su alcuni passaggi invero un po’ scontati.
Indubbiamente la title-track è il brano che rappresenta al meglio la band belga, un heavy-doom pesantissimo ma squarciato da aperture pseudo-melodiche coadiuvate dall’uso della voce pulita, ma anche l’alternanza tra rallentamenti ed accelerazioni di Slimy Existence non è da sottovalutare, con la vocalist che nell’occasione appare più efficace anche nelle parti più aspre.
Detto che preferisco i Tyrant’s Kall quando rallentano l’andatura, non posso che voler bene a questi fiamminghi, sia in quanto accomunato a loro dalla passione per lo scrittore horror per eccellenza (scusandomi con chi preferisce il tratto più raffinato di Poe), sia per la convinzione e la credibilità che dimostrano nell’affrontare tematiche con le nel quali il rischio di cadere nel grottesco affiora ad ogni passaggio (senza questi presupposti l’idea di mettere in musica la classica invocazione a Cthulhu può avere conseguenze disastrose).
Ricordo infine che Dagon risale ormai a due anni fa; i tempi quindi sono maturi per un nuovo lavoro che, con qualche piccolo aggiustamento, potrebbe consegnarci una band ancora più convincente rispetto ad un esordio che, in ogni caso, si rivela meritevole di qualcosa in più rispetto ad un ascolto distratto.
“Ia Ia Cthulhu Fhtagn !”
Tracklist:
1. The Call Of The Tyrant
2. Ia Cthulhu
3. Dagon
4. Mankind’s Damnation
5. Slimy Existence
6. Shrieks
7. The Swamps
8. The Whisperer (bonus track)
Line-up:
Esmee Tabasco – Vocals
Ronny Razor – Guitars
UxJx – Bass
Mark – Drums
H.M. Doom – Guitars (on bonus track)
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