A Toirano un giovane e un medico algerini vengono uccisi nella notte di Capodanno. Il medico legale Ardelia Spinola indaga sul caso per conto suo, spinta inizialmente dalla curiosità e poi dal coinvolgimento in un storia che rischia di rivelarsi pericolosa per la sua stessa incolumità. Viene aiutata dall’ottantenne ebreo Gabriel, reduce della prigionia nazista, e da vecchi e nuovi amici. Amante dei gatti, della buona cucina e delle automobili, Ardelia riuscirà a smascherare i colpevoli. Parallelamente all’indagine, viene svelato a poco a poco il racconto del giovane algerino ucciso, contenuto in una chiavetta USB ritrovata dalla protagonista sul luogo del delitto.
Un mare di silenzio, più che un noir, è di colore grigio: di un nero sbiadito. La suspense è ridotta al minimo e i colpi di scena sono pressoché assenti. L’indagine si svolge tranquilla fino alla risoluzione. Nessuno corre e nessuno si fa male. Se l’intreccio fatica quindi a decollare, il romanzo dovrebbe almeno sfruttare altri punti di forza: l’ironia, l’energia delle parole, qualche furbo spunto filosofico. Niente. E pensare che sul fronte di copertina vengono riportate le parole di un giornalista de La Stampa: “Ardelia Spinola, personaggio esilarante, vitale e determinato.” Passino vitale e determinato, ma esilarante proprio no. Probabilmente, a scriverlo sarà stata una di quelle persone che ridono guardando Zelig o Colorado.
Il racconto del ragazzo algerino è scritto in uno stile diverso, riflessivo e vagamente poetico. Forse la scrittrice ha pensato di inserirlo per spezzare la tensione dell’intreccio, ma se l’intreccio è già privo di tensione, cosa lo ha aggiunto a fare? Per mostrare le sue doti poetiche? Fatica sprecata. Il risultato è che appesantisce ulteriormente la lettura del libro.
Le note piacevoli del romanzo sono costituite dall’ambientazione, una Liguria non da cartolina turistica, e dall’evidente studio delle etnie nordafricane residenti nel nostro territorio. Anche il punto di vista della protagonista, una cinquantenne che chiede ormai poco dall’amore, è, tutto sommato, originale.
Intervista all’autrice