Il poliziesco all’italiana (volgarmente detto poliziottesco) sarà sempre legato al viso severo e baffuto dell’indimenticabile Maurizio Merli,i suoi occhi di ghiaccio,di un azzurro profondissimo e spesso inquadrati in primo piano hanno reso immortale la sua espressione quasi sempre molto severe a determinata.
Fu un grandissimo attore ed un professionista serissimo,tanto è vero che non aveva bisogno di nessuna controfigura neppure per le scene più pericolose.
Purtroppo ci lasciò troppo presto ed anche se la sua stella era immeritatamente già declinata prima della prematura dipartita resterà per sempre nei cuori di noi amanti dei film di genere.
Quello di cui vado a parlarvi ora è un film del 1978 magistralmente diretto da un vero e proprio maestro di questo tipo di pellicole il grande Stelvio Massi.
Nella prima scena si vede un barbone che camminando sotto i ponti del Tevere vede il corpo di una donna uccisa.
Sul posto giunge la polizia capitanata dal commissario Francesco Olmi (Maurizio Merli) che constata come la ragazza sia stata uccisa con un taglio alla gola e poi gettata nelle acque del fiume.
Un benzinaio si reca in questura e dice di aver visto l’assassinata salire a forza all’interno di una 500 il giorno del delitto,con lei c’erano un’altra ragazza ed un ragazzo,dell’auto ricorda persino la targa.
L’utilitaria viene presto ritrovata ma è stata data alle fiamme ed al suo interno giace un corpo carbonizzato.
Olmi convoca in caserma l’unica sopravissuta di quelli che erano sull’auto Loredana (Mirella Frumenti) e usando la mano pesante le fa dire la verità.
Confessa che la sua amica Maria (Alice Gherardi) aveva un amante ricco Marcello Degan (Marcello Geraldini) e che a lei sono state indirizzate delle telefonate intimidatorie nella quali le si offriva dei soldi per sparire dalla circolazione.
Merli va a cercare il giovane Degan e nonostante quest’ultimo tenti di fuggire la polizia lo arresta.
Convinto a suon di sberle il ragazzo confessa di essersi liberato di Maria perché quest’ultima era venuta a conoscenza degli intrallazzi di suo padre (Massimo Serato) direttore della dogana di Fiumicino.
Il commissario si reca allora dal padre stesso al quale dice dell’arresto del figlio,indignato il funzionario dice ad Olmi di avere conoscenze assai altolocate ed infatti il figlio ritratta e viene rilasciato.
Merli si reca allora da colui il quale ha scarcerato Degan il giudice Garganese (Maurizio Gueli) chiedendogli spiegazioni ma il magistrato gli rinfaccia i metodi violenti con i quali avrebbe ottenuto la confessione e gli consiglia un periodo di ferie.
Il commissario viene quindi rimosso dalla squadra omicidi e spostato al pronto intervento.
Anche in questa veste Olmi non resta certo con le mani in mano,si rende anzi protagonista di uno spettacolare inseguimento ad una banda di criminali che,fintisi poliziotti,avevano allestito un posto di blocco e,dopo aver massacrato una pattuglia di carabinieri,erano riusciti a far evadere un loro complice.
A bordo di un elicottero prima spara al conducente del mezzo uccidendolo,e poi non risparmia neppure gli altri tre criminali che,nonostante provino la fuga per i campi,vengono inesorabilmente raggiunti e colpiti (l’ultimo dei giustiziati) fa una fine veramente spettacolare.
Ma nonostante il cambio d’incarico il nostro commissario non ha mollato neppure la pista Degan,ha anzi acquisito un documento in cui è provato che traffichi in diamanti.
Con questo in mano torna dal giudice Garganese perché spicchi un mandato di cattura nei suoi confronti,il magistrato lo rimanda al pomeriggio;sarà solo un modo per prendere tempo e poter avvertite il potente direttore così da consentirne la fuga.
Disgustato Merli chiede di essere trasferito e viene assegnato al comando di Civitanova Marche,luogo di nascita del regista di questo film Stelvio Massi.
Appena giunto alla nuova destinazione Olmi entra in un bar dove vede quattro balordi infastidire una bella ragazza Anna (Olga Karlatos) li riempie di botte con notevole facilità e questo gli vale un invito a cena dall’avvenente signora ,i due si piacciono e si mettono assieme.
Ma un fatto scuote la tranquillità della quieta cittadina marchigiana,un gruppo di hippies visibilmente drogati si mette pericolosamente a girare in moto sulla pista d’atletica (ancora splendidamente in terra rossa) dello stadio locale.
Il custode tenta di fermarli ma questi per tutta risposta gli sparano addosso.
Il poverino non può far altro che chiamare la polizia,i tutori dell’ordine guidati da Olmi,fermano il carosello dei giovani e,con le solite buone maniere,il commissario chiede ad uno dei freakettoni visibilmente inebetito dove lui e i suoi amici abbiano trovato le armi.
Loro dicono di averle trovate sulla spiaggia.
Il commissario quindi si fa portare sul posto nel quale la pistola era stata rinvenuta e lì giunto scorge della strane orme lasciate da dei camion di grande tonnellaggio molto probabilmente dei tir.
Nelle sue indagini Merli giunge fino ad una ditta di noleggiatori di mezzi pesanti,il proprietario (Luciano Roffi),intimorito dai modi a dir poco bruschi del commissario,si lascia scappare che i camion servono per un traffico illecito d’armi che lui non ha mai avuto il coraggio di denunciare perché seriamente minacciato.
Resta da scoprire come e quando i carichi arrivino fino alla costa.
Olmi lo scopre per un caso fortuito:il trasporto viene infatti effettuato da anonimi pescherecci che sono avvisati di eventuali pericoli da un’emittente privata locale,se trasmette un programma di striptease vuol dire che la via è libera in caso contrario si deve sospendere le operazioni.
La polizia si introduce allora con la forza nella sede della tv ed obbliga gli operatori a trasmettere il programma erotico.
Le armi arrivano e Merli si intrufola con i soliti modo poco ortodossi sull’ultimo dei tir preposti al trasporto e seguendo gli altri giunge al covo dei trafficanti.
I malviventi sono dunque costretti alla fuga ma le vie che portano fuori dalla città sono tutte chiuse da posti di blocco.
Disperati penetrano nelle scuole elementari e sequestrano una classe con relative maestra che altri non è se non la compagna di Olmi.
Le loro richieste sono un’auto che li porti al più vicino aeroporto ed un aereo per emigrare all’estero.
Il commissario ovviamente non cede ed con una gru si fa innalzare sino alla finestra dove sono tenuti gli ostaggi,la sfonda,ne nasce un conflitto a fuoco nel quale l’invincibile Merli non da a scampo a nessuno dei banditi.
Film con grandi inquadrature ed una buona dose di suspence “Un poliziotto scomodo” è uno degli innumerevoli film di genere diretti da Stelvio Massi nel corso dei mitici anni ’70,e da un professionista di tale levatura non potete che aspettarvi un prodotto degnissimo da contestualizzare in quella che,a parere di chi scrive,fu l’età d’oro del cinema italiano.
Regia di Stelvio Massi
con M.Merli,M.Serato,M.Feliciani,M.Gelardini,O.Karlatos
Italia 1978
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