Se avessi dovuto scrivere questa recensione dopo aver ascoltato una sola volta i primi tre o quattro brani (cosa che, ahimè, qualcuno fa …) probabilmente, oltre ad avergli appioppato (forse) una risicata sufficienza di stima, cosa ben più grave, mi sarei perso tutto ciò che di bello riesce a svelare questo disco di volta in volta.
Perché, parliamoci chiaro, A Fire on the Sea, secondo album in vent’anni di carriera dei doomsters inglesi Unsilence, è un lavoro che dal punto di vista formale non è esente da pecche, rinvenibili soprattutto in un vocalist come James Kilmurray il quale, più che cantare, intona i testi con voce salmodiante e sovente neppure particolarmente intonata, rivelandosi in tal senso una sorta di Tony Wakeford prestato al doom.
Ma, proprio come nel caso del campione del neofolk, quello che fa la differenza è l’insieme tra musica, voce e atmosfere, ed è proprio grazie a ciò che gli Unsilence riescono ad insinuarsi con lentezza velenosa nelle difese allentate di chi comincia a venire a patti con la voce del buon James, fino ad arrivare al punto di pensare che se, a cantare questi brani ci fossero Robert Lowe o Messiah Marcolin, paradossalmente le loro eccezionali ugole non si rivelerebbero altrettanto appropriate.
I quarantacinque minuti di A Fire on the Sea vanno goduti quasi come si trattasse realmente di un rito officiato da un prete di campagna appena sbucato dalla sacrestia: solo così la bellezza delle melodie che la coppia Tuohey/Kilmyurray produce a getto continuo può restare impressa a lungo nella memoria, scombinando tutti i rigidi canoni stilistici ed i metri di valutazione con i quali spesso finiamo per autolimitarci.
Due perle spiccano tra i sette brani presentati dagli Unsilence: la title-track ed On Wild Fileds, la prima intrisa di umori folk e la seconda, invece, autentica magnificenza a base di melodie evocative a cavallo tra epicità e malinconia; ma non è affatto da sottovalutare il resto della tracklist, fatta di brani apparentemente semplici e che, invece, riescono ad avvolgere come le spire di un boa, inclusa la breve parentesi acustica di Old Tides.
E’ evidente che l’accettazione o meno della tecnica vocale di James Kilmurray fungerà da netto spartiacque tra il considerare A Fire on the Sea un disco splendido o una “boiata pazzesca”; di norma, i doomsters più veraci tendono ad andare ben oltre i semplici aspetti formali lasciando che sia l’emotività a fungere da linea guida nell’ascolto e nella percezione della musica e, quindi, in questo caso specifico, sono sempre più convinto che gli Unsilence abbiano fatto loro un gradito regalo.
Tracklist:
1. The Doorway
2. Breaking Away
3. A Fire on the Sea
4. A Thousand Seasons
5. On Wild Fields
6. Old Tides
7. Unchained
Line-up:
Kieron Tuohey – Guitars
James Kilmurray – Vocals, Guitars
Jonathon Gibbs – Drums
James Moffatt – Bass
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