Nella mia vita ho commesso una vastità di errori che persino il contarli risulta essere impresa titanica. Ovviamente non tutti sono stati della stessa grandezza direi che per comodità potrei racchiuderli in quattro categorie: veniali, medi, grandi e sesquipedali. Nell’ultima categoria va decisamente annoverato quello di ave volute perseguire uno dei miei più grandi sogni vale a dire aprire un negozio di dischi. L’avventura di Distorsioni – così si chiamava quel covo di disadattati – si concluse con un bagno di sangue a livello economico in cui bruciai ingenti somme di denaro (prevalentemente non mie) ricavandone il nulla se non debiti sanati a fatica.
Ma sarebbe profondamente ingiusto buttare il bambino con l’acqua sporca perché in quel luogo si fecero incontri, si crearono amicizie, si scambiarono idee, si formarono coscienze e nacquero fanze e band. E, se a distanza di così tanti anni, da quei tempi caotici e gloriosi qualcuno ti scrive dicendoti che non sai quanta gente è stata ispirata da quello che si sentiva e si diceva da Distorsioni e che regalarmi il cd della sua band è un onore perché starà in uno scaffale della mia casa, beh la mia parte di malcelato orgoglio me la posso anche prendere.
La band in questione sono gli Ut e quello che ho fra le mani è un doppio cd contenente i loro due dischi Noise Deadening Barrirer e δ γ ε β del 2015 e del 2017.
Cominciamo ovviamente con il primo che si apre con due pezzi come Ticket to Heaven e Trick or Treat nei quali si palesa un connubio di influenze tra un certo noise di scuola Touch and Go – sopratutto i Jesus Lizard – ed il suono ossianico degli Helmet, The Hollow Men invece è dolente e dolorosa come un ricordo che ricompare dalle pieghe dell’anime e stringe il cuore in una morsa. Tv Daze è il pezzo top di tutta la raccolta e non ve lo dico perché è il meglio semplicemente perché DOVETE ascoltarlo, in This is not an Exit e XXXholic riecheggiano gli ascolti fugaziani della band, chiude il tutto Alone nella quale risiede l’animo più virtuoso dell’ emocore, ed io quando penso all’emo ho in mente i Rites of Spring. Nel secondo trovano spazio due pezzi come Yosemite e The Fresh-One forieri di giovani avventure soniche e Panda Love dove a farla da padrona è un’intensità che a tratti spiazza.
Dawn Wall è una litania dolente che ricorda Nick Cave in compagnia dei poco raccomandabili Birthday Party, in coda i nostri piazzano una cover alquanto impegnativa come By This River di Brian Eno e ne escono vincenti in virtù dell’unico approccio che un gruppo dovrebbe avere nei confronti di una rilettura stravolgendola e personalizzandola.
Il disco esce su Taxi Driver orgoglio dell’underground genovese, la mia è la copia 50 di 100, sinceramente mi auguro siano andate tutte esaurite, ma se così non fosse io, fossi in voi, penserei seriamente all’acquisto perché se gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano e gli Ut sono qui per restare.