Le citazioni autobiografiche sono confermate dallo stesso artista, che con questo disco vuole raccontarci la complessità di un amore vissuto a 7mila km di distanza, tra Roma e Los Angeles, nell’epoca dove internet agevola indubbiamente la comunicazione, gettando un ponte tra i continenti, ma che tralascia, dietro il percorso dei pixel di una web cam, una scia nostalgica e incorporea. The Green Dot dunque è quel led verde che conferma l’accensione della camera del computer, è il filo conduttore che tiene aggrappati due persone in due parti differenti del mondo e con loro i ricordi di circostanze vissute assieme. Viva Lion! tramite questo Ep, dunque, non si limita a cantarci questo viaggio, ma si offre come teletrasporto per noi ascoltatori, caricandoci sopra un pick-up che, con l’autoradio accesa al massimo, ci accompagnerà attraverso il Canada e gli Stati Uniti in un’avventura narrata da cinque sincere ed efficaci canzoni.
L’incipit di questo viaggio si intitola Even If, un’albeggiante arpeggio colorato da sviolinate semplici, melodia vocale alla Death Cab for Cutie e il contributo del cantautore Gipsy Rufina; è il pezzo da inizio film, quando il protagonista si sveglia, ragiona sulla sua vita con gli occhi ancora appiccicati e, piano, senza fretta, si prepara ad affrontare il mondo. Mondo visitato dal galoppo di Goodmorning Goodnight che come suggerisce il titolo, diventa lo svolgimento vero e proprio del racconto, dal mattino alla notte. Attraverso pennate country e con il contributo della raffinata voce di Megan Pfefferkorn, il pezzo inizia a dare un corpo statunitense all’Ep che trova nel brano successivo, The Thrill, la maggiore ispirazione stelle e strisce dell’intero disco. Con un esplosione da Perfect Circle, e un andamento alla tradizionale “Ghost Rider In The Sky”, The Thrill si aggiudica il premio di singolo del disco. Il brano rappresenta quello che in sceneggiatura viene chiamato “punto di morte”, ovvero il momento di svolta del film, dove il protagonista sembra essersi arreso sotto le percosse di un destino troppo forte da fronteggiare. Ma, come in tutti i film, è nel quarto e ultimo atto che la situazione torna in equilibrio e il “nostro” eroe, rialzatosi tenacemente, può nuovamente giovare di un mondo rasserenato. In The Green Dot l’ultimo atto si chiama Some Investments Are Recession Proof (w/ Roads Collide), smielata ballata degna degli Yellowcard più teneroni. É la canzone finale del nostro film, del nostro viaggio, un brano che ci lascia un gusto dolce sul palato ma che deve per forze altrui abbandonare dietro di sé ricordi, avventure, storie e compagni di viaggio che meritevolmente diventeranno i personaggi di un piacevole racconto. Il brano successivo (ultimo effettivo) è la cover di Footloose, celebre canzone della pellicola omonima anni ’80 che aveva come protagonista un giovane Kevin Bacon. A mio parere la cover avrebbe dovuto mantenere l’atmosfera rock’n’roll dell’originale, abbandonando il sapore malinconico che delinea l’interno Ep. Nonostante questo va una lode alla coerenza dell’artista, che comunque ci regala una gradevole esecuzione aiutato dai Velvet (produttori dell’Ep). Footloose diventa così il pezzo che accompagna i titoli di coda di un bel film, un bel viaggio, di un disco che complessivamente è positivo e che con semplicità può guidare i nostri pensieri più speranzosi.
Vi segnalo in ultima istanza l’interessante teaser che documenta la creazione dell’Ep, con interviste e immagini suggestive: http://www.youtube.com/watch?v=7yRzW3Ai2ro
Tracklist:
1.Even if (con Gipsy Rufina)
2.Goodmorning/Goodnight
3.The thrill
4.Some investments are recession proof
5.Footlose