Non nascondo di aver provato una viva curiosità per questi Vuoto Impero:
ho uno di loro due come contatto FB e tutto ciò che scrive, condivide, segnala, desta in me sempre un attento interesse.
Mi ricordo di lui, una sera, capelli alla berlinese, sul palco di un ex scuola elementare, chitarra impazzita in un gruppo chiamato Spettro, un gruppo di cui avevo la maglietta:
una citazione di Bakunin impressa come fuoco su metallo, quanto basta per sentire empatia. Fuoco su metallo, quanto basta per descrivere questa registrazione live dei Vuoto Impero:
“Stai attento al birrino”: un live, per quanto mi riguarda, non potrebbe partire in modo migliore:
il Next Emerson, la sua quotidianità, le sue lotte, le sue raccolte alimentari per i senza tetto mentre il comune di Firenze pensava solo a multarli, le aste sul terreno occupato dal Next Emerson, indette dal Comune di Firenze: un comune che si preoccupa solo di racimolare soldi a spese di chi chiede comunità, aggregazione, diritti…vi pare giusto?
Sicuramente non ai Vuoto Impero, duo math core che attacca esplodendo in caotiche scintille di chitarra e odio: il primo pezzo, uno strumentale sconnesso, disordinato ma rigoroso, quando la matematica si fa arte e l’arte parla per tutte e tutti, senza distinzioni, senza tregua… l’autodisciplina che non esclude mai i moti interiori dell’individuo che si contrappone alla vuota pratica autoritaria delle istituzioni.
Aperture melodiche che si riaffossano nella melma per poi risorgere in un arpeggio e poi divenire tetro teatro in vicoli persi e stretti di Novoli: macchine che scorrono su binari fatti di routine in questo Vuoto Impero che chiamiamo presente…
“da una parte un po’ confessa quella voglia segreta, con cui scendere a patti a volte, di farla finita; da una parte tutto un insieme di vite che invece non possono scegliere(…) chi può scegliere e chi viene schiacciato non potendo mai scegliere”
il discorso introduttivo al secondo pezzo pone, una di fronte all’altra, due realtà che coesistono ma che non si parlano; i Vuoto Impero si fanno tramite di entrambe nel tentativo di un dialogo:
in una fanghiglia di riff tra Breach e Post Thrash, le prime difficoltà, parole perse in cerca di un linguaggio comune; il pezzo si apre a melodie discordanti, quasi a definire esattamente un nuovo linguaggio: voci provenienti da diversi contesti tentano un coro all’unisono, per adesso incomprensibile ai più ma che un domani, speriamo non tardi, sarà di pubblico dominio.
Le urla disumane nel finale segnalano una presa di coscienza collettiva, un riconoscersi in chi, fino ad ieri, era stato segnalato come nemico dal potere ma che, adesso, grazie a una lingua comune, quella degli sfruttati e delle sfruttate, serve come grido di protesta contro chi opprime e divide.
Il terzo pezzo è Noise Amphetamine Reptile, post hardcore Breach/Neurosis, delirio senza odio, ma solo motivazione:
siamo di nuovo a Firenze, scontri di piazza, lungo le vie del centro, ottobre 2020, il giorno dopo ci sono arresti, condanne, foto segnaletiche: il finale, che, anziché crescere, rallenta, si ripulisce e si armonizza sembra quasi una pausa riflessiva, un contarsi e un contare cosa si ha ancora in mano: un consulto necessario prima di affrontare il nemico nella sua tana: l’aula di un tribunale.
Nel quarto pezzo pare di scorgere fraseggi metal-tecnologici alla Voivod di Nothingface in mezzo al miasma di riff solidi come l’asfalto. Un’armonizzazione inaspettata, poi, apre ad un cantato, urlato, disperato
“così sarà se noi non …”
pare essere il motivo ricorrente, e sottinteso, di questo finale disperato, soave e, giustamente, aperto ad ogni interpretazione: ognuno rifletta, analizzi, studi, approfondisca, tragga delle conclusioni, perché in ognuno di noi sta la decisione, la chiave e la soluzione per uscire, in forma definitiva, da questo Vuoto Impero…
Una risposta
articolo intenso e bellissimo come la musica dei Vuoto Impero, grazie mille per la scoeprta.