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Recensione : Worm Reducer – Live At Represent Festival, Autoproduzione – 2021

I Worm Reducer sanno rubare e compattare, fare collage sonori di dischi famosi e/o infami, per creare un suono unico e peculiare,

Mesi fa, non so com’è successo, non ricordo la meccanica per cui, mi imbattei in questo duo basso-batteria di Reutlingen, Sud della Germania, land del Baden-Württemberg.

Rimasi impressionato dal loro approccio alla materia post-punk: così veloce, così Lo-Fi, così ipnotico, così punk. Un misto tra ruvida psichedelia, Noise Rock, post punk rudimentale e un tiro da cardiopatia; punk rock paranoico e spigoloso, sbilenco ma preciso, rigoroso ma fantasioso.

Dopo l’EP “Top 5 First Date Songs for Shooting Stars”, quello che mi ha fatto innamorare di loro, debuttano sulla lunga allo stesso modo degli Husker Du (anche se hanno una parentela, sonicamente parlando, più stretta coi Minutemen): un live che, oltretutto, altro non è se non il loro primo concerto in assoluto e, credetemi, non ho mai sentito un gruppo debuttare così bene e con tanta spigliatezza e libertà da formazione navigata:

Si parte con dei feedback pesanti, grevi, e l’assalto al pubblico parte con Fly High, un inedito aggressivo da attacco frontale (sia nella musica che nel testo: si vorrebbe imparare a volare per cacare in testa alla gente, giustamente).

Le canzoni dei Worm Reducer, per quanto brevi, sono un concentrato di idee e soluzioni interessanti tanto che la mente non si lascia mai annichilire dalla velocità dell’esecuzione ma, anzi, è sempre sollecitata ad un ascolto attento e vigile:

il giro sbilenco di basso in No Water, la destrutturazione alla Big Black di Johnny, i giochi tra basso e batteria alla NoMeansNo di Going Fishing, i tribalismi introduttivi di One to Me che si risolvono e si alternano in un incedere rock n’ roll anni ’50:

così compatti nelle scelte sonore, così vari nella proposta (prerogativa dei grandi nomi): ogni canzone è bene inserita tra la precedente e la successiva, ogni canzone è a sé stante dalle altre.

Un synth (un membro aggiunto?) aiuta a dare una sorta di melodia insieme, mentre i nostri si comportano come dei veri punk: un disco che non concede mai un secondo al silenzio, sempre sospeso tra esecuzione e feedback continui che, badate bene, non appartengono alle difficoltà tecniche più comuni di un live, ma ne sono parte integrante.

Per vari riferimenti sparsi:
I Flipper di Generic, i Rudimentary Peni del maledetto Cacophony, i Minutemen, i già citati Shellac, Big Black e NoMeansNo…i Worm Reducer sanno rubare e compattare, fare collage sonori di dischi famosi e/o infami, per creare un suono unico e peculiare, un attacco cinico ad un pubblico che, piuttosto attonito, applaude ed approva; stessa cosa che viene spontanea a me di fare…

 

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