Vi scrive una persona che ha trovato alcuni precedenti lavori degli Xiu Xiu – band dai riferimenti nobili, dalle indubbie qualità e dotati di un certo talento e creatività – decisamente notevoli, per non dire esaltanti. Potremmo ad esempio – senza per forza fare una carrellata dei loro lavori precedenti – nominare il recentissimo Xiu Xiu Plays the Music of Twin Peaks, uscito proprio nel 2016, che certo ha fatto alzare l’asticella delle aspettative e delle pretese nel mondo della musica sulla loro prossima uscita. Purtroppo, a giudizio di chi scrive, quest’album è – almeno in parte – un mezzo passo indietro.
Il maggior problema di questo lavoro è la mancanza di solidità: un patchwork di idee – o più probabilmente di suggestioni estemporanee – che sembrano talvolta buttate alla rinfusa, quando non direttamente riciclate e messe in un calderone ribollente senza capo né coda. Su tutto l’album regna una specie di estetica espressionista di stampo art-pop/art-rock/glam, teatralissima, dai toni spesso autocelebrativi, che fallisce nel momento in cui gli viene richiesto di trovare almeno una rotta precisa e di percorrerla in maniera coerente.
Se la prima traccia, The Call, – traccia che appare ugualmente un’imitazione mal riuscita e una parodia degli ultimi Death Grips – è una specie di rap sghembo e sbiascicante infarcito di synth vecchia scuola con echi di sonorità deep, Queen of the Losers – divertentissima – riprende inizialmente motivetti che sembrano usciti da un telefilm asiatico patinato, con tanto di effetti da Playstation prima generazione e teatralità vocali esagerate persino per gli Xiu Xiu. Più in là, cose come Get Up, Hay Choco Bananas, Jenny GoGo, tra i brani migliori dell’album, si prodigano per incupire il tutto: synth macabri a cui fanno capolino brevi esplosioni noise-pop, mentre At Last At Last abbassa improvvisamente i toni per suonare talvolta depechemodiana (del resto l’amore del buon Jamie Stewart per i Depeche Mode è cosa nota), rimanendo comunque uno degli episodi più sobri e riusciti dell’album, in cui i Nostri dimostrano ulteriormente di esser dotati di un talento innato nel momento in cui riescono a mettere da parte una certa spocchia, spocchia che sembra invece aver contraddistinto gran parte di questo lavoro. L’ultima frazione del disco si perde abbondantemente in improbabili archi / chitarre acustiche (Petite) e vocalità femminili che vorrebbero in qualche modo suonare sciamaniche (Faith Torn Apart).
Nel complesso un album che merita la sufficienza, poiché a scatti riesce ad essere tremendamente divertente, ma che rimane eccessivamente autocelebrativo e che pecca di solidità nel momento in cui dovrebbe trovare una direzione concreta. Un lavoro che potrebbe piacere maggiormente ai nuovi adepti degli Xiu Xiu più che ai loro fan di lunga data, abituati a risultati di maggior spessore.
ETICHETTA
La Tempesta International
TRACKLIST
1. The Call
2. Queen Of The Losers
3. Wondering
4. Get Up
5. Hay Choco Bananas
6. Jenny GoGo
7. At Last, At Last
8. Forget
9. Petite
10. Faith, Torn Apart
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