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Zabeth 7

Zabeth 7: di Antonio Matteo Ghione Trovatosi di fronte all'entrata di villa Zábeth, Kyle poté finalmente ammirare la b...

Zabeth 7

di Antonio Matteo Ghione

Trovatosi di fronte all’entrata di villa Zábeth, Kyle poté finalmente ammirare la bellezza di quella casa.
I muri erano bianchi lucenti, ricoperti da un’edera con fiori rossi come il sangue e foglie verdi smeraldo. Le finestre in legno d’acero avevano il colore della terra più rigogliosa dalla quale nascono i germogli dei frutti più gustosi. Il grande portone in ebano trasmetteva sicurezza e una potenza mai avvertite prima dal giovane.
Le due porte si aprirono mostrando l’interno. Una stanza enorme, illuminata da una miriade di candele, si palesò davanti agli occhi verdi e luminosi di Kyle.

-Benvenuto nella mia dimora- disse una voce lontana.
-Chi sta parlando?- -Non immagini?-
-Non posso credere che tu sia… tu sia…-
-Avanti Kyle dillo-
-Tu sei Zábeth-

Pronunciate quelle ultime parole il giovane cadde a terra, in ginocchio; tutte le storie su quello strano personaggio balenarono alla mente dolorose come frecce scagliate al cuore. Frecce infuocate che ora bruciavano nel suo petto e facevano pulsare il suo cervello come se il sangue fosse pompato con una potenza infinita.
Alzò lo sguardo verso il fondo della sala e scorse una grande scalinata che sembrava portare al buio primordiale, quando ancora la luce non era creata e solo tenebre e terrore regnavano nel nulla infinito.
Cercò di alzarsi per avvicinarsi a quel nero, attratto da una sorta di desiderio sconosciuto.

-Non ti affaticare- disse Zábeth. La voce, questa volta, non proveniva più da un punto lontano dell’universo, era come sussurrata nell’orecchio di Kyle e dalle scale iniziò a illuminarsi un piccolo fuoco azzurro.
“Cosa mi sta accadendo? Non sento più forze nel mio corpo. È come se la mia anima si stesse allontanando da questo corpo”.

La luce azzurra divenne sempre più forte e accecante fino a quando non iniziò a regredire lasciando solo un piccolo lume. Dalla scala iniziò a distinguersi il suono di passi lenti e leggeri. Una donna con un un lungo vestito di seta bianco e rosso stava discendendo la tetra scalinata.
Lui la guardò con la meraviglia negli occhi pur non riuscendo a distinguerne chiare le forme.
Era sinuosa ed elegante, scendeva con fare aristocratico e, ad ogni passo, il suo viso diveniva sempre più nitido.
Kyle era ormai sbalordito da quella visione. Aveva lunghi capelli ricci che arrivavano a coprirle la schiena per intero ad eccezione di un solo ciuffo che le scendeva fino al petto sul lato sinistro del capo. La pelle del viso era candida come il latte e gli occhi avevano il colore del ghiaccio, rendendo lo sguardo ammaliante e ipnotico in un solo momento.

-Dunque Kyle, finalmente ci incontriamo-
Egli, in ginocchio, aveva ormai ripreso la capacità di parlare.
-Cosa significa finalmente? Mi stavi forse aspettando?-
-Certo, il nostro incontro era scritto nelle nostre anime-
-Ma tu chi sei in realtà e cosa vuoi da me e da tutti i ragazzi che hai rapito prima di me?-
-Chi sono io? Avrai sentito le storie che tramandano i saggi almeno mille volte nella tua vita e ancora mi chiedi chi sono? Ebbene io sono Zábeth ultimo demone rimasto in questa regione. Mi nutro delle anime e dei corpi di giovani esseri umani. Ogni cento anni i saggi lasciano che i loro ragazzi vengano attratti da me per rinvigorire il mio aspetto e tutto ciò che ho intorno. In cambio io assicuro loro la vita eterna-
-Ed io in tutta questa storia quale parte avrei?- La domanda voleva essere autoritaria ma, per una ragione sconosciuta, il tono risultò quello di un innamorato che non riesce ad esprimere i propri sentimenti.
-Tu? Tu sei il prescelto. Figlio della Maga e del Demonio. Unico essere vivente in grado di affrontare il mio sguardo. Il nostro incontro segna la fine del mio esilio in questo mondo terreno. Io sono la regina del male costretta a vivere in questa realtà a causa dell’incantesimo di tua madre. Ma non darti pena per lei. Ella mi imprigionò in questa terra credendo di poter donare la vita eterna al suo popolo. Da giovane non si rese conto del dolore che si poteva provare a rinunciare ad un figlio, per questo il male la mise alla prova facendoti nascere. Questa notte nei tuoi occhi ha potuto vedere chiaro il suo errore e ha deciso di lasciarti andare per porre fine alla follia di Bakersville e tu, Kyle, diventerai il mio re. Abbraccia la forza oscura, lascia scorrere il sangue del demone che attraversa le tue vene, ascolta il malvagio che abita in te e unisciti a me. Ormai il tuo paese e tutti gli altri attorno sono stati rasi al suolo e le carcasse dei loro abitanti divorate dalle bestie del male-

Kyle non riusciva a credere a quelle parole eppure il cuore palpitava furibondo da quando aveva visto quegli occhi di ghiaccio.
Il sentimento più puro dell’essere lo aveva travolto trascinandolo in un vortice di sensazioni e pulsioni mai provate prima.
Il male che portava dentro lo stava conquistando e nella mente nascevano le immagini malvagie e spietate delle azioni che gli anziani saggi avevano commesso in nome di Zábeth.

-Lo vedi anche tu? Vedi quanto è stupido l’uomo? Pur di conservarsi cancella dalla mente il nuovo, lasciando andare al macello le giovani menti, dandole in pasto a chi del nuovo e vivace si nutre-
-Loro meritano solo di ardere all’inferno. Io me ne occuperò personalmente mia regina-

Gli occhi di Kyle presero a brillare di una luce verde e sinistra e l’espressione diventò quella di un demone privo di scrupoli e assetato di odio.
Zábeth si avvicinò al ragazzo, ne strinse il mento tra le dita ed accostò le sue labbra a quelle di lui. Dal bacio nacque una luce e da quella luce, lui, ne uscì demone.

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