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Recensione : ZAKO – I

Durante una trasferta in Toscana per motivi familiari, per chi vi scrive si è presentata una splendida opportunità: quella di vedere in azione, per la prima volta dal vivo, i leggendari Fuzztones in concerto a un’oretta d’auto di distanza da dove (temporaneamente) alloggiava. Colto l’attimo, decido di andare e arrivare, nel senese, al club in cui si è tenuta la memorabile serata insieme a due amici ma, prima di loro, mi viene detto che, prima dello show infuocato di Rudi Protrudi e soci, doveva esibirsi un quartetto proveniente dalla vicina Pisa, che è arrivata al traguardo dell’esordio sulla lunga distanza.

Entrano in scena e aprono le danze, si chiama(no) ZAKO e non dicono una parola (a parte alcuni esilaranti intermezzi tra un brano e l’altro) ma non perché non abbiano nulla da dire: semplicemente, suonano un genere, il surf strumentale, che non ha bisogno di testi cantati per esprimersi. Con la loro presenza scenica e la qualità dei brani proposti, hanno subito destato un’ottima impressione in me, apprezzando anche la loro sincerità nell’ammettere che il loro batterista era impossibilitato a suonare ed era stato (brillantemente) sostituito da un altro ragazzo. Scesi dal palco, alla fine del loro live set, sono andato a fargli i complimenti per il materiale proposto e gliel’ho buttata lì: gli dico che mi sarebbe piaciuto recensire il loro primo album, desiderio che incontrava il favore dei nostri.

Volendo scoprire qualcosa in più di loro, sull’internet mi imbatto in una loro presentazione:

Dei tempi passati ricordo un vento che soffiava attraverso i canyons, era un vento caldo chiamato Santana che portava con sé il profumo di terre tropicali. Aumentava di intensità prima del tramonto e sferzava il promontorio…”
In quei tempi passati con il Santana si formarono i Reverberati ed oggi dalle loro ceneri, si forma ZAKO. ZAKO, non “gli ZAKO”, perché ZAKO non è una band ma è un unico, un organismo, un mostro a più teste che suona un Surf Rock con un’attitudine decisamente aggressiva e carica di pruriti adolescenziali“.

In uscita il 2 giugno in formato digitale e, successivamente, anche in quello fisico (vinile e cd) su Otitis Media Records, “I” segna il debutto sulla lunga distanza del moniker ZAKO (composto da: “Grouge” e “Fufù” alle chitarre, “Falo” al basso e “Ciondolo” alla batteria) è stato registrato all’Orfan Records Studio (e mixato dal mitico Ale Sportelli) dipanandosi lungo tredici pezzi, suddivisi in due parti: la prima, “Planet 7“, che raccoglie le prime sette canzoni del full length, e una seconda, “Landing on 21“, che ospita le restanti sei. Surf strumentale dicevamo, un mondo musicale che spesso i quattro si divertono a sporcare con sonorità garage rock twistate, mischiando l’immaginario sci-fi con l’universo spaghetti western (a giudicare dai titoli di instrumentals come “Eternauta“, “Astrozombie“, “Monster” o “Matador“, “The wild bunch“, “Rio Bravo“, “El Baron De La Muerte“, “El Paso“, “Otro mundo“) con tanto di artwork a tema curato dall’amico “One Man Buzz“.

Gli Astrozombies a questo punto sono una minaccia concreta e noi abbiamo fatto tutto il possibile per dare una scossa, ma non disperate: da oggi al nostro fianco ci saranno i quattro supereroi deviati ZAKO a difendere la Terra dal regno della guerra.

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