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Recensione : Zu – Jhator

Gli Zu sono uno dei gruppi più stimolanti ed interessanti della storia della musica e Jhator è il loro capolavoro

Gli Zu non sono solo un gruppo musicale, ma sono ben di più, sono un medium attraverso il quale fluisce una musica di qualche dimensione.

Il gruppo laziale è uno dei gruppi più originale del panorama musicale, chi è stato presente ai loro live può testimonia in prima persona di cosa siano capaci. Qui la svolta è radicale e al contempo geniale e difficilissima. Gli Zu qui uniscono universi e mondi differenti e lo fanno attraverso il logos primordiale, ovvero il suono.

Jhator non è un disco di musica come la si intende comunemente, ma un percorso da seguire per trarre le proprie conclusioni. Può essere definito un disco ambient, perché siamo talmente limitati che dobbiamo avere una definizione per capire, ma qui c’è solo da ascoltare, sentire dentro di sé questi suoni che arrivano da lontano. Jhator non è un processo di trance o di esperienza ultra corporea, ma è un viaggio attraverso vibrazioni differenti, perché qui la musica è un signficante, un tratto di un geroglifico più vasto, infatti gli Zu si sono ispirati a diverse culture per concepire Jhator, da quella amazzonica a quella egizia, finanche tibetana. Infatti Jhator è un termine che appartiene a quella cultura, è un rituale funebre, un repentino passaggio dalla vita alla morte, un nuovo inizio forse.

Per gli Zu è sicuramente un nuovo inizio, una nuova forma. I ragazzi hanno capito che sono molto di più anche dell’ottima carriera che stavano facendo, e sono progrediti. Questa raccolta di suoni è strabiliante, è un qualcosa che tocca parti del nostro cervello che una normale musica non toccherebbe mai. C’è pace, ansia, morte,vita, l’annullamento del nostro Io e la sua vittoria ultima. Qui dentro ci sono segreti delle natiche tradizioni, cose che ora stiamo faticosamente riscoprendo, quando riusciamo a toglierle alla nostra avidità, ma che gli antichi sapevano e conoscevano profondamente.

Come affermano gli stessi Zu, e io aggiungo per fortuna, questo disco è molto lontano dalla poetica occidentale, e forse per questo è bellissimo. Una ricchezza straordinaria sono gli incredibili ospiti del disco Jessica Moss dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra, Kristoffer Lo dei norvegesi Highasakite, Lorenzo Stecconi dei Lento, Stefano Pilia (gia al lavoro con Afterhours, Massimo Volume, Mike Watt, David Grubbs e Rokia Traorè) e la nota musicista Michiyo Yagi virtuosa del koto, strumento giapponese (gia al lavoro con Mark Dresser, John Zorn, Elliot Sharp e molti altri).

Inoltre questo nuovo inizio degli Zu è la loro prima uscita per House Of Mythology, che è molto di più di un’etichetta musicale, e da anche ospitalità all’entità chiamata Ulver. Le tracce del supporto fisico sono due, ma l’estensione di Jhator è molto più ampia, è infinita. Gli Zu sono uno dei gruppi più stimolanti ed interessanti della storia della musica e Jhator è il loro capolavoro, anche per la progressione all’interno delle composizioni.

Lasciatelo fluire dentro di voi, ci sono energie ben più forti di quelle dei concerti o delle sensazioni cosiddette forti della musica.

Suono dell’umanità, futuro antico.

 

TRACKLIST
1  A Sky Burial

2 The Dawning Moon of the Mind

 

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